Storia dell'archivio
Fatti, vicende e operato dei presuli documentati in decenni di storia
L’Archivio storico diocesano conserva, tutela e valorizza la documentazione di rilevanza storica posta in essere dall’Arcidiocesi idruntina.
Benché i primi arcivescovi siano attestati a partire dal V secolo d.C. e la Diocesi sia ricordata come una delle più antiche del Salento, tuttavia, l’Archivio di questo ente conserva antichi manoscritti successivi alla presa di Otranto.
La storia del complesso archivistico idruntino
Si intreccia ineluttabilmente con i fatti del 1480, quando l’intera documentazione del periodo normanno, svevo e angioino fu data alle fiamme dagli Ottomani, che posero sotto assedio la città per un lungo anno.
La documentazione che oggi si conserva permette allora di riannodare i fatti, le vicende e l’operato dei presuli che nei decenni e nei secoli successivi al 1481 guidarono l’Arcidiocesi.
Nel corso del tempo, il complesso documentario della Curia si è arricchito anche di fondi aggregati.
Nel 1818 fu versato, ad esempio, quello della limitrofa Diocesi suffraganea di Castro, che fu soppressa e accorpata alla Metropolitana idruntina.
Fu così che Atti visitali (1719-1753), Sacre ordinazioni, Mensa vescovile e carte relative alle quindici parrocchie che costituivano il territorio della soppressa Diocesi furono versati nel complesso archivistico diocesano, cui confluì più tardi anche un discreto fondo aggregato di Protocolli notarili.
Preziose fonti sulla gestione e la tenuta dei documenti sono, certamente, le dettagliate visite pastorali del 1834 a firma di mons. Andrea Grande.
In una relazione, il vescovo fece mettere per iscritto ai convisitatori le precarie condizioni e il disordine in cui le carte antiche furono ritrovate.
Custodia di pergamene con sigilli
Sempre negli stessi atti visitali del 1834 è documentata anche l’antica sede dell’archivio, un ambiente posto nella parte superiore del palazzo episcopale, dove le pessime condizioni di porte e finestre, nonché il tetto pericolante, aggravavano ulteriormente lo stato di abbandono e la dispersione dei documenti.
Per intervenire e rimettere in ordine le carte, si pensò, così, di assemblare e suddividere i processi, gli atti e le scritture a partire dal luogo di provenienza.
Si strutturò, in tal modo, la principale classificazione degli atti nei “Luoghi della Diocesi”, che ancora oggi informa l’albero logico del complesso documentario.
La situazione restò pressoché invariata negli anni successivi, come è documentato in uno scritto risalente agli anni di episcopato di mons. Caiazzo (sec. XIX) e in un notiziario del 1904.
Archivio – Sala consultazione
L’inventario del 1984 dell’archivista mons. Boccadamo adotta una ripartizione per materia: Bollari, Sinodi Diocesani, Visite Pastorali, Arcivescovi, Editti e Circolari arcivescovili, Dispacci e Circolari ministeriali, Mensa Vescovile, Curia, Capitolo, Seminario, Sacre Ordinazioni, Parrocchie, Cause di appello delle Diocesi suffraganee, Pratiche matrimoniali, Ordini religiosi.
Nel 1950, sotto l’episcopato di mons. Calabria, l’archivio fu spostato per motivi di spazio in un’aula scolastica del Seminario, dove fu custodito fino al 2005, anno di trasferimento dell’intero complesso nella sede attuale.
Tra il 1993 e il 1995 le carte costituenti la serie “Luoghi della Arcidiocesi”, già suddivise per località in ordine alfabetico, vennero classificate in sottoserie ordinate cronologicamente.
Nel corso del 2006 e nello spirito di una migliore valorizzazione e fruizione, il complesso archivistico è stato riordinato e inventariato in Cei-Ar, il gestionale della Conferenza Episcopale Italiana per la descrizione archivistica messo a disposizione a tutti gli Archivi ecclesiastici.