Gli argenti della collezione museale provengono principalmente dal tesoro liturgico della cattedrale, formatosi tra il Seicento e Settecento.


Le opere, di cui fanno bella mostra le ampie vetrine, spaziano da preziosi vasi sacri (calici e pissidi), alla variegata suppellettile ecclesiastica in argento (cartegloria, reliquiari, secchielli e  aspersori per acqua benedetta, cucchiaini per incenso, corredi di statue) e alle pregevoli insegne vescovili (pastorale, mitria, anello, croce pettorale, piviale e palmatoria).

I beni attestano il ruolo degli Arcivescovi idruntini quali committenti di interessanti opere d’arte. La maggior parte delle opere sono pregevoli lavori di bottega facenti capo a rinomati maestri argentieri attivi a Napoli tra il Seicento e l’Ottocento.

I loro manufatti, direttamente o indirettamente, influenzarono la produzione dell’intero Regno partenopeo.
A queste opere, tra i cui motivi decorativi si inseriscono gli stemmi vescovili, i presuli idruntini legarono il ricordo del loro fecondo episcopato. Tra gli argenti, meritevole di attenzione è il pregevole tronetto per esposizione eucaristica, su cui veniva posizionato l’ostensorio con il Santissimo Sacramento durante le solenni celebrazioni in cattedrale.

L’opera è punzonata da Andrea De Blasio, uno dei maggiori argentieri napoletani, attivo nella prima metà del Settecento.